Sin dalle prime opere dei maggiori esponenti della scienza economica, si è sempre profilata una centralità della persona nel ciclo economico. Lo scopo di ogni attività umana si coniuga nell’esaudire quegli impulsi personali che stimolano ogni soggetto al raggiungimento di obiettivi prefissati, e si configurano sotto forma di bisogni e necessità. La soddisfazione di questi bisogni è il centro dell’operato proprio e degli altri soggetti che compongono l’ambiente sociale di riferimento della persona. Le aziende, secondo una prima definizione in quest’ottica, coniata da Zappa, altro non sono che una “coordinazione economica in atto, istituita e retta per il soddisfacimento di bisogni umani” (Zappa, 1950), o meglio “un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento di umani bisogni, ordina e svolge, in continua coordinazione, la produzione o il procacciamento e il consumo della ricchezza” (Zappa, 1957). Analogamente, Ferrero ricordava che “l’azienda è lo strumento dell’umano operare nell’attività economica” (Ferrero, 1968). Secondo queste accezioni si conferisce così all’azienda una natura strumentale e secondaria rispetto alla volontà e ai bisogni della persona, che perdura congiuntamente alla persona e oltre la sua esistenza. Le aziende assumono quindi una dimensione “nello spazio” e “nel tempo” (Puddu, 2010). La dimensione spaziale si concretizza nella necessità di monitorare le proprie performance sotto l’aspetto finanziario (generazione o consumo di risorse finanziarie), economico (creazione o consumo di fattori produttivi) e patrimoniale (generazione o consumo di ricchezza), nonché sotto l’aspetto “sociale” (generazione di impatto, positivo o negativo, sulla società, l’ambiente, i lavoratori, le comunità in cui opera, secondo criteri “non finanziari” e di sostenibilità). […]
Key-Words: Rendicontazione sociale